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il carisma di Santa Chiara
"E se la madre ama e nutre la sua figlia carnale, con quanto maggiore amore deve la sorella amare e nutrire la sua sorella spirituale!”
Audite poverelle
Lauda scritta da S. Francesco per Chiara e le sue sorelle, musicata dal maestro Canio Fidanza.
Il carisma di Santa Chiara
Il carisma di Chiara fonda le sue radici nell’osservanza del Santo Vangelo e particolarmente nella sequela di Cristo povero e crocifisso. Per amore di Lui, Chiara vive corporalmente rinchiusa, in somma povertà e in unione profonda con le sue sorelle.
POVERTA’
La povertà è un pilastro del carisma di santa Chiara. Lei sempre esorta le sorelle a perseverare nell’amore e nell’osservanza della santissima povertà, per seguire le orme del Figlio di Dio, il quale, finché visse nel mondo, non volle mai allontanarsi dalla santa povertà. (cfr. Testamento di Santa Chiara).
A questo scopo, lei chiede ed ottiene da Papa Gregorio IX un privilegio del tutto particolare: il privilegio della Povertà che consente a lei e a tutte le sorelle di ogni tempo di non possedere nulla né personalmente né comunitariamente, se non il monastero e il terreno necessario all’isolamento.
Il Papa inizialmente oppose delle resistenze nel concedere tale privilegio preoccupandosi per la sussistenza delle sorelle, ma di fronte alla ferma volontà di Chiara acconsentì.
Il Papa le scrive:
“Volendo voi dedicarvi unicamente al Signore…Colui che nutre gli uccelli del cielo e veste i gigli del campo, non vi farà mancare né il vitto né il vestito (MT 6, 25-33), finché nella vita eterna passerà davanti a voi e vi somministrerà se stesso, quando cioè la sua destra vi abbraccerà con gioia più grande, nella pienezza della sua visione ( Ct 2,6 ).”
(dal Privilegio della povertà)
La povertà francescana, oltre alla rinuncia ai beni terreni, è l’atteggiamento di piena fiducia dei figli, che si abbandonano nelle mani del Padre.
Francesco e Chiara, contenti di possedere Dio solo, nulla desiderarono, nulla vollero, in nulla trovarono piacere e diletto se non nel solo vero Dio, che è pienezza di Bene, ogni Bene, tutto il Bene, il vero e sommo Bene.
O beata povertà
Testo tratto dalla prima Lettera di S. Chiara d'Assisi a Sant'Agnese di Praga, musicato dal maestro Canio Fidanza
FRATERNITA’
L‘esperienza di fraternità, vissuta nell’osservanza del Vangelo, in “santissima unità e altissima povertà”, è alla base della vita di Chiara e delle sue sorelle.
“Tranquillamente manifesti l’una all’altra la propria necessità. E se la madre ama e nutre la sua figlia carnale, con quanto maggiore amore deve la sorella amare e nutrire la sua sorella spirituale!”
(Regola S. Chiara)
Chiara considera ciascuna sorella come un dono di Dio.
La vita fraterna, vissuta nello spirito delle prime comunità cristiane, è consolidata dalla comune vocazione, tanto che per Chiara il legame spirituale è più forte di quello di sangue. Le sorelle vivono mettendo tutto in comune, non hanno nulla di proprio e se ricevono qualcosa dall’esterno, la consegnano all’ Abbadessa, in modo che possa essere data alla sorella che ne ha più bisogno. La dimensione fraterna si vive intensamente sia nella preghiera che nel lavoro.
S. Chiara, rivolgendosi alle sorelle dice loro: e amandovi a vicenda nella carità di Cristo, dimostrate al di fuori con le opere l’amore che avete nell’intimo, in modo che, provocate da questo esempio, le sorelle crescano sempre nell’amore di Dio e nella mutua carità (dal Testamento di S. Chiara)
Monastero santa chiara potenza
Momenti di fraternità
LAVORO
Chiara, scegliendo di vivere come i poveri, vuole che il lavoro delle proprie mani sia il mezzo ordinario per provvedere quanto è necessario al sostentamento della Comunità. Il lavoro è quindi la più alta espressione di povertà.
Nella Regola Chiara dice:
“le sorelle a cui il Signore ha dato la grazia di lavorare si rechino al lavoro con fedeltà e devozione, applicandosi al lavoro di utilità comune in modo tale che bandito l’ozio, nemico dell’anima, non estinguano lo spirito della santa orazione e devozione, al quale tutte le altre cose temporali devono servire”.
Quando il frutto del lavoro e gli altri mezzi di sostentamento non bastano, le sorelle possono, entro il limiti della vera necessità, ricorrere ai benefattori come alla “mensa del Signore”.(dalle Costituzioni dell’Ordine delle Sorelle povere di S. Chiara). L’aiuto ricevuto è sempre espressione della generosa Provvidenza di Dio.
CLAUSURA
La vita claustrale, apparentemente inutile, è la forma più alta di adorazione: sta a testimoniare che Dio è così grande che vale la pena donargli la vita, che l’esistenza venga bruciata, quale olocausto in Suo onore, a servizio della Chiesa e dell’umanità.
Perché la clausura?
La clausura è il mezzo che ci aiuta a vivere la vita con Dio, ed esprime il carattere totalizzante che costituisce il dinamismo profondo della vocazione alla vita contemplativa.
Scrive papa Francesco: “ La vita (delle monache)“nascosta con Cristo in Dio” (cfr Col 3,3) diventa così figura dell’amore incondizionato del Signore, il primo contemplativo…
Il monaco è colui che cerca Dio per tutta la vita. Per lui “il vivere è Cristo!”(Fil 1,21)
Chi è il contemplativo?
Sull’esempio della Vergine Madre, il contemplativo è la persona centrata in Dio, è colui per il quale Dio è l’unum necessarium (cfr Lc 10,42), di fronte a cui tutto si ridimensiona, perché guardato con occhi nuovi. La persona contemplativa capisce l’importanza delle cose, ma queste non rubano il suo cuore e non bloccano la sua mente, sono anzi una scala per arrivare a Dio: tutto per lei «porta significazione» dell’Altissimo! Chi si immerge nel mistero della contemplazione vede con occhi spirituali: questo gli permette di contemplare il mondo e le persone con lo sguardo di Dio, là dove invece gli altri «hanno occhi e non vedono» (Sal 115,5; 135,16; cfr Ger 5,21), perché guardano con gli occhi della carne.
Significato della preghiera
Il libro dell’Esodo ci mostra che Mosè con la sua preghiera decide la sorte del suo popolo, garantendone la vittoria sul nemico quando riesce a tenere alte le braccia per invocare l’aiuto del Signore (cfr 17,11). Questo testo mi pare un’immagine molto espressiva della forza e dell’efficacia della vostra preghiera in favore di tutta l’umanità e della Chiesa, particolarmente delle sue membra più deboli e bisognose. Anche oggi, come allora, possiamo pensare che le sorti dell’umanità si decidono nel cuore orante e nelle braccia alzate delle contemplative.
Attraverso la preghiera di intercessione, voi avete un ruolo fondamentale nella vita della Chiesa. Pregate e intercedete per tanti fratelli e sorelle che sono carcerati, migranti, rifugiati e perseguitati, per tante famiglie ferite, per le persone senza lavoro, per i poveri, per i malati, per le vittime delle dipendenze, per citare alcune situazioni che sono ogni giorno più urgenti. Voi siete come quelle persone che portarono un paralitico davanti al Signore, perché lo guarisse (cfr Mc 2,1-12). Attraverso la preghiera voi, giorno e notte, avvicinate al Signore la vita di tanti fratelli e sorelle che per diverse situazioni non possono raggiungerlo per fare esperienza della sua misericordia risanatrice, mentre Lui li attende per fare loro grazia. Con la vostra preghiera potete guarire le piaghe di tanti fratelli.
I testi inerenti alla clausura sono tratti dalla Costituzione apostolica Vultum Dei quaerere di papa Francesco